Marzo 2020
Prof. Maurizio Grandi
La Torre, Istituto di Ricerca, Torino
Dott.ssa Erica F. Poli
La Torre, Istituto di Ricerca, Torino
Dott. Maurizio Benfatto
INFN, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Frascati
Dott.ssa Elisabetta Pace
INFN, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Frascati
Aggiornamento del Progetto di ricerca relativo all’analisi delle “incongruenze” epidemiologiche e cliniche nell’epidemia Covid-19: uno studio sui sistemi complessi coinvolti nel contagio
-Documento riservato-
Premessa
L’epidemia Covid-19 rappresenta una emergenza globale e “nuova”, sebbene preannunciata da diverse previsioni epidemiologiche e da più fonti, comprese le fonti WHO.
https://www.ilgiornale.it/news/mondo/loms-sapeva-rischio-pandemia-era-gi-tardi-1842326.html
L’epidemia sembra essere partita nel tardo 2019 e si è configurata come pandemica nel marzo 2020: a tutt’oggi è una situazione in continuo mutamento, che richiede una revisione costante anche delle interpretazioni dei dati.
In un contesto mediatico altamente globalizzato come il nostro, anche la circolazione delle informazioni risulta “epidemica”, con vere e proprie diffusioni di focolai di notizie virali che incidono anche sui comportamenti dei soggetti, introducendo una ulteriore variabile nella diffusione del contagio stesso.
Si tratta di fatto di un sistema complesso e come tale caotico, dove è il moto browniano delle notizie a governare le condotte delle masse.
Per questo si ritiene necessario promuovere un progetto di studio e ricerca che sia in grado di aggregare in forma critica i dati pubblicati, collegare i dati rilevanti e i risultati precoci delle ricerche esistenti.
In realtà, tutti i dati e le ricerche sull’andamento della virosi Covid-19 sono preliminari e i ricercatori stessi stanno imparando man mano di più sul virus mentre il problema evolve.
Anche questo rappresenta un sistema complesso dal punto di vista della sua fenomenica, con processi di tipo circolare e interazioni non lineari tra le variabili.
Non vi è dubbio che le ricerche pubblicate sinora risulteranno a breve da rivedersi, in un gioco di feedback e feedforward che di fatto riproduce perfettamente l’aggiustamento continuo del sistema biologico nel mantenimento dell’omeostasi, come era già stato chiarito ad esempio da Henri Laborit con il concetto di eutonologia.
Di nuovo, si profila l’utilità di una revisione costante dei dati, attraverso un processo analitico di tipo divergente secondo quanto teorizzato da Guilford nel 1967 e nell’ottica dei sistemi complessi secondo i concetti prima di Gregory Bateson ed Edgar Morin, e poi di Francisco Varela e Ludwig Von Bertalanffy.
A questo proposito giova ricordare che, in tempi ben antecedenti, all’emersione del problema sommerso SARS Cov 2, le traiettorie programmatiche del Master in Antropologia della salute dei sistemi complessi viaggiavano già in questa direzione, tanto da risultare ad oggi quasi profetiche, come del resto le traiettorie di ricerca dello stesso CIRPS (si veda in proposito il testo di presentazione del Master in allegato).
Nella situazione corrente riteniamo sia necessario un continuo lavoro di revisione della conoscenza raggiunta che consideri costantemente il feedback che ritorna dalla fotografia dell’andamento della virosi e reinterpreti il senso dei dati alla luce dell’evoluzione del fenomeno.
Oltretutto esistono dei bias che sono già stati evidenziati (www.ourwordlindata.org) tra i dati pubblicati da European Center for Disease Control and Prevention (ECDC), il quale fondato a Stoccolma nel 2005 è una EU agency che pubblica statistiche infettivologiche non solo per l’ambito europeo ma mondiale e i dati WHO.
Il bias risiede nello sfasamento di pubblicazione dei dati ECDC rispetto alle agenzie nazionali (ECDC pubblica in ritardo rispetto alle singole agenzie dei singoli stati perché raccoglie e aggrega tutti i dati) e raccoglie i dati tra le 6 e le 10 am ora locale, per poi pubblicarli alla 0.1 pm quando emette al Situation Update Worldwide.
WHO raccoglie i dati di agenzie internazionali, e ha, dal 18 marzo, shiftato il cutoff timing nella fascia oraria che va dalle 9 am alle 0000.
Queste differenze “circadiane” nella raccolta dei dati fanno sì che vi sia nuovamente uno sfasamento tra la pubblicazione dati ECDC e dati WHO che rende ancora più complesso il sistema, per via del fatto che le singole ricerche e le singole proiezioni potrebbero basarsi di volta in volta su dati ufficiali che però risultano discrepanti.
Inoltre esistono altre fonti autorevoli, come ad esempio Johns Hopkins University, che pubblicano le proprie statistiche e di nuovo il sistema si complessifica.
Oltretutto sappiamo bene che, per via dei portatori asintomatici del virus e delle differenti politiche nazionali sulla distribuzione dei tamponi, ad esempio, l’unico dato di maggiore certezza sarebbe il numero di morti confermate per Covid-19, ma in realtà anche in questo caso, dato il variabile intervallo tra insorgenza dei sintomi e decesso (tra 2 e 8 settimane) esiste un gap tra i dati relativi ai ricoveri nelle terapie intensive e i decessi, oltretutto con un bias relativo al decesso per Covid-19 o con Covid-19.
Questi sono solo degli esempi della complessità del sistema, che comprende poi anche la valutazione della crescita esponenziale o meno del contagio, delle differenze tra i dati globali e nazionali e così via e che il presente studio si prefigge, se non di chiarire, obiettivo forse utopico, quanto meno di descrivere ed esplicare nella sua fenomenica.
Il secondo versante della ricerca, riguarda l’altro aspetto di complessità in gioco nell’emergenza Covid-19, ovvero la relazione tra l’epidemia e l’ambiente in cui si propaga e la relazione tra il fatto emergente e la reale situazione infettivologica del pianeta rispetto alla mortalità globale e alle emergenze sanitarie globali e di fatto, se non sommerse, trascurate nella lettura dei dati.
Si evince facilmente che si tratta di nuovo di un sistema ad alta complessità di variabili che lo studio si prefigge appunto di esplicitare e descrivere nella loro reciproca interazione.
Di nuovo, in forma preliminare, alcune considerazioni sul panorama sanitario mondiale nel quale Covid-19 si situa, da cui partiremo per lo svolgimento del progetto di ricerca.
Nel mondo tra le prime cause di mortalità si annoverano a tutt’oggi le patologie infettive: quattro milioni morti per malattie infettive nel 2019.
Oltre 49.000 in Italia (19.000 nel 2003) che rappresenta il 30 per cento della comunità europea.
Di fatto, la globalizzazione, oltretutto per come sono state gestite sinora le politiche sanitarie nazionali e internazionali, non ha potuto che peggiorare il quadro infettivologico globale, aumentando di fatto le occasioni di circolazione dei patogeni e di diffusione del contagio.
Parimenti l’inquinamento globale, per via del riscaldamento del pianeta che favorisce il pabulum di diversi patogeni (ne sono esempio l’incremento della difterite collegato al riscaldamento globale, e la diffusione della zanzara tigre ) e per via della mutagenicità dei tossici, e lo squilibrio degli ecosistemi parallelamente alla deforestazione, contribuiscono ad aggravare il quadro.
Oltretutto la situazione è complicata dalla crescente chemioresistenza dei patogeni, collegata chiaramente al misuso e abuso delle terapie farmacologiche.
Infine e non ultimo il problema della qualità dell’aria indoor, che ha giocato un ruolo rilevante nella SARS e potrebbe giocarlo anche nel SARS Cov 2 e di cui non abbiamo disponibilità di dati.
Patologie come il Dengue e l’AIDS di fatto continuano a mietere vittime su larga scala.
Il quadro deve anche tenere conto dell’incidenza degli aspetti economici e degli interessi farmaceutici privati, che traendo guadagno da vaccini e chemioterapici, necessariamente a livello politico impattano sulle decisioni in tema sanitario.
La crescente privatizzazione delle strutture ospedaliere (60% dei posti letto ospedalieri italiani afferiscono in strutture acquisite dal privato) complica ulteriormente il quadro.
Come si muore nel mondo:
https://www.agi.it/blog-italia/data-journalism/cause_di_morte_nel_mondo_ictus_infarto-3949607/post/2018-05-25/
Le persone decedute nel 2016, a livello mondiale, sono state quasi 57 milioni (56,9) e di queste oltre 15 milioni sono morte per infarto o ictus. Lo attestano i dati che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato il 24 maggio scorso, sottolineando come questo primato confermi quello registrato 15 anni fa in una precedente rilevazione. La terza causa di morte più diffusa è la broncopneumopatia cronica ostruttiva (3 milioni), seguito dalla prima causa di morte infettiva, infezioni respiratorie inferiori, che nel 2016 hanno anch’esse causato la morte di circa 3 milioni di persone.
Cambiando, però, le lenti con cui guardare questi dati, la situazione cambia radicalmente. Se prendiamo in considerazione solamente i paesi con un reddito più basso (le cosiddette low-income countries nel gergo della statistica internazionale), la fotografia è diversa. Le forme diarroiche e infezioni respiratorie diventano i principali killer. Anche l’AIDS torna a fare capolino al quarto posto della classifica e si aggiungono anche complicazioni dovute al parto, asfissia alla nascita e malaria.
In un rapido excursus ecco alcuni dati relativi a singole patologie:
- Tbc: il 24 marzo 1882 ci fu la scoperta del bacillo e dopo 138 anni, abbiamo ancora 10 milioni di malati, 1.600.000 morti di cui 230.000 bimbi (15.000 bimbi morti al giorno, di cui 5.600 sotto i 5 anni e 4.200 sotto il primo anno). La speranza è quella di ridurre del 35 per cento l’incidenza e del 75 la antibioticoresistenza.
- Malaria: 10.000.000 di malati di cui 400.000 morti, in espansione in America Latina e Centrale, in calo in Africa per impiego artemisisina, in aumento la chemioresistenza e la resistenza agli insetticidi. Diffusione a 25 gradi.
- Influenza: in Italia nel 2019 morti 8.000. Incidenza da 14 ottobre a 20 febbraio oltre 5.000.000. Si stima che nel mondo accada una mutazione ogni 20 minuti il che rende ragione di un panorama infettivologico di fatto drammatico.
- AIDS: per una immagine della diffusione: https://oggiscienza.it/wp-content/uploads/2014/02/diffusione-hiv.jpg
- Febbre dengue: in aumento e nel 40 per cento dei casi i vettori sono nuovi (zanzara Tigre ne è un esempio).
- Ebola: 11000 morti tra 2013 e 2016, responsabile il pipistrello della frutta.
- Zika: 1538 morti nel 2019. Diffusione a 29 gradi.
- Malattia di Lyme, dai roditori.
- Zoonosi: più di 200 nel mondo, ebbero inizio dopo l’addomesticamento del cavallo. Alcuni esempi: dal bue, morbillo vaiolo tbc; dal pollo, il Fuoco di Sant’Antonio, l’Aviaria forse anche la Spagnola.
Per avere un panorama delle malattie attualmente presenti e trasmesse da vettori:
- http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_4.jsplingua=italiano&area=Malattie_trasmesse_da_vettori
- http://www.azisanrovigo.it/media/strutture/igiene_sanita_pubblica/Marangon_RO_03042009_Final.pdf
Obiettivi
L’obiettivo del progetto è quello di comprendere, attraverso strategie di analisi derivate dal modello del pensiero divergente, quelle che sono definite come “incongruenze” epidemiologiche o cliniche dell’epidemia SARS Cov2, ovvero eventi non attesi secondo il modello epidemiologico corrente, aspetti non previsti o non prevedibili in base alle proiezioni sanitarie e interazioni multifattoriali intercorrenti nelle dinamiche del contagio e nella fenomenologia clinica.
Il fine dello studio è di raggiungere una comprensione della dinamica dell’epidemia non solo nell’ambito regionale e nazionale italiano, ma nell’ambito globale di diffusione della virosi Covid-19.
Appare evidente che in una societa’ di alta mobilita’ e ad alta globalizzazione la probabilità di incremento della diffusione del contagio cresca notevolmente, ma parallelamente intercorrono con queste dinamiche le condizioni collegate all’inquinamento ambientale e alla disponibilità delle strutture sanitarie, condizioni di più difficile inquadramento, ma indispensabili alla comprensione del fenomeno.
I risultati del progetto potranno rivelarsi utili anche al fine della futura gestione di altre epidemie, che, come è ben noto, sono, se non espressamente previste, quantomeno ipotizzate negli anni a venire.
(cfr. David Kammen Spillover, Adelphi, 2014).
Il progetto si propone di utilizzare un modello di intelligenza divergente nell’analisi dei dati, ovvero l’applicazione di una metodica multivariata, multisource, multiscale, che sia in grado di non cadere nel bias di tentare la risposta ad un quesito tramite gli stessi processi che lo hanno generato: ne è un esempio, nel caso Covid 19, l’impatto che gli strumenti tecnici predittivi e la divulgazione precoce dei risultati di tali metodiche statistiche hanno avuto sui comportamenti della popolazione e sui flussi di mobilità, incidendo sulla diffusione del contagio, in forma per così dire circolare e retroattiva, tipica appunto dei sistemi complessi a multivariabili interconnesse.
Le ipotesi di ricerca
Allo stato attuale, i dati che maggiormente spiccano nel quadro di diffusione del contagio sono :
- Inquinamento ambientale (compreso quello elettromagnetico) e diffusione di Covid-19, e di patologie infettive in genere, in relazione non solo alla diffusione del virus, ma anche alla maggiore suscettibilità a complicanze. In questo senso, interessante la valutazione delle differenze di contagio e dei quadri clinici in aree diverse.
- Ulteriore ambito di ricerca riguarda la qualità dell’aria indoor.
- Ipotesi diffusione virale in aree inquinate (relazione diffusione e PM) come in Lombardia versus diffusione in regioni come le Marche (a minor inquinamento PM ma elevato inquinamento EM).
- Variabilita’ del virus: ipotesi relativa a diversi ceppi virali, ad esempio il probabile ceppo germanico differente anche quanto a letalità. La mutagenicità del virus naturalmente correla in senso negativo con l’utilità del vaccino.
- Variabilità nella presentazione clinica e contagio: soggetti asintomatici, quadri lievi, quadri complicati, neurocovid. Presentazione e contagio nei bambini: ipotesi del ruolo del microbiota.
- Bias collegati al protocollo di analisi dei dati di contagio e di quelli di decesso e problema dei falsi positivi che renderebbe eventualmente ragione delle più alte percentuali italiane rispetto a Cina e Corea e altri stati Europei.
- Fenomeni di diffusione e flussi mediatici: relazione tra “fuga” di notizie del 7 marzo scorso e incremento del contagio interregionale da esodo di massa: relazione tra web e alta globalizzazione delle informazioni e diffusione del contagio. In questo senso Covid è l’epidemia più web che conosciamo.
Relazione tra strategie di governo nell’emergenza e intelligenza a modello convergente:
- l’immunità di gregge o viceversa la politica di evitamento del contagio tramite restrizione dei contatti, come riflesso di differenti impianti valoriali alla base delle società britannica versus cinese ed italiana (ruolo sociale della fascia degli old e oldest old della popolazione: Lari, Antenati o zavorre sociali; garantismo o meno per le fasce deboli colpite)
- divergenza tra politiche di cooperazione e realtà della globalizzazione: il caso Venezuela ad esempio testimonia la difficoltà per la politica di recepire i concetti di OneHealth, con la persistenza di una logica di economie separate e distinte in base al debito pubblico nazionale mentre di fatto le problematiche inerenti a risorse, ambiente e salute sono globali, senza frontiere e senza distinzioni (bias tra politica economica, geopolitica e politiche sanitarie; logica sociale e cooperativista versus logica capitalista e nazionalista)
- Variabili antropologiche intercorrenti nella diffusione del contagio: struttura della famiglia (nucleare o allargata), alimentazione e stili di vita, tipologia di abitazioni, mezzi e vie di trasporto uomo, merci.
- Variabili etnografiche: la “bufala” dell’indennità dal contagio dei soggetti extracomunitari, le nuove derive “razziste” (nord-sud, extracomunitari, italiani-europei…) versus differenze effettive di carattere immunologico ed epigenetico (stile di vita, alimentazione..)
Vaccini:
A fronte di continue notizie contrastanti spesso fake, (si veda in proposito ad esempio:
- https://www.optimagazine.com/2020/03/23/la-leggenda-degli-extracomunitari-senza-coronavirus-per-il-vaccino-anti-tubercolosi/1754525
- https://www.ilsussidiario.net/news/vaccino-antinfluenzale-e-coronavirus-caso-bergamo-e-teoria-su-interferenza-virale/2000026/)
occorre fare uno studio di una valutazione vaccinale che consideri variabili al momento non prese in esame come ad esempio quale è la situazione vaccinale della popolazione di Wuhan rispetto alla situazione italiana ed europea e quali reali interferenze, sinergie o protettività rispetto a virosi come Covid-19.
Variabili geografiche italiane: Lombardia, Emilia, Marche.
Variabili geografiche internazionali: la diffusione Covid 19 in Africa e in Iran. Variabili relative alla credibilità o meno dei dati statistici, alle condizioni ambientali e di temperatura, alle condizioni demografiche (età media della popolazione inferiore).
http://ilbolive.unipd.it/it/news/africa-virus-meno-presente-perche
Ulteriori sviluppi
Il progetto nasce con l’intento di essere prospettico, dunque non soltanto destinato ad una più precisa comprensione del problema, ma anche alla possibilità di inferire proiezioni circa l’andamento epidemiologico futuro.
In questo senso uno sviluppo ulteriore potrebbe interessare un confronto specifico tra le condizioni di inquinamento ambientale italiane e cinesi, lo stato della deforestazione cinese e la condizione delle acque cinesi, nonché lo studio dell’andamento delle altre circa 200 zoonosi presenti attualmente sul pianeta, come anche della rivalutazione delle zoonosi pregresse ( a tal proposito vedasi: https://www.lescienze.it/news/2020/03/16/news/coronavirus_bat_woman_pipistrelli_sars-4697657)
In allegato: